Raccolta di poesie di Beppe Bresolin

“Se avessi potuto scrivere una bella frase avrei potuto scriverne due
e se avessi potuto scriverne due avrei potuto scriverne tre
e se avessi potuto scriverne tre avrei potuto scrivere per sempre.”

(John Fante, Sogni di Bunker Hill)


"L'aggiustino", ph. Stefano Albanese

lunedì 7 gennaio 2013

Ancora


















Vorrei ancora
fumare dalla tua bocca
dissetarmi del tuo sudore
morderti
fino a strapparti il cuore
perdermi
volare sotto le tue coperte
donna senza senso
fumo ed incenso
oblio
ozio
oppio (ci vedo doppio)
vedermi rubare
dalle tue mani esperte
dalle tue gambe aperte.

…dolcemente
sai farmi ancora male.

(da "Su ogni cosa")




Dolore

















Ho cercato nel vento
le tue risate
son latrati di cani
auto sulla strada
e versi di cicale: è estate.

Ho scrutato le stelle
cercato la luce dei tuoi occhi
consumato i ginocchi
e pregato… per te
nodo nella gola
fumo lento che sale…

Trovo dentro le parole
dentro, in fondo al mio cuore,
i tuoi occhi, la tua voce, tutto l’amore
che hai donato alla vita.

Ora che tutto è morto
ne conservo il ricordo
e provo un gran dolore.

(da "Su ogni cosa")





Mezzo

























Fogli davanti.
A volte luminosi altre illuminanti.
Troppo spesso
carta troppo spessa
con rughe che spaccano la pelle
la rima ripiegata su sè stessa.
Fatica la penna tra le dita e il dolore
come il culo su una sella di bicicletta in salita.
Risulta difficile trovare un titolo che calzi a pennello
se ti va stretto
troppo facile dire “aspetto”
prospettandoti la discesa senza freni e scalzo
padali liberi di roteare
solo qualche buca da scansare
troppo facile non pensare
rinunciare alla cattura
dell’attimo in cui la goccia abbandona la foglia
e resta sospesa
tra il dire che ti racconta il cuore
e il leggere che abbraccia
il momento dell’immedesimazione.
Corda tesa a mezz’aria
tra denti serrati in mezze frasi.
Fogli davanti e penna a fatica.
Mezzi di locomozione
e asfalto teso tra l’inchiostro e le parole.

(da "A volte mi somiglio")


Fotografia

















Faccio a meno
della voce
del suono lieve di una chitarra
di ogni contorno
di ogni frastuono
del profumo della pioggia
che raffredda la terra
non torno
indietro
non ho imparato
in nessuna vita
a camminare di lato
a recidere fiori
con le dita
ad appuntare sogni
a matita
a disegnare il mare
ad insegnare gesti
e silenzi
preghiere
e imprecazioni
treni sospesi
binari contesi
odori di caffè
nei bar delle stazioni...

Il mio sguardo
è un obiettivo
sulla foto di un barbone
steso su una panchina
che abbraccia i versi
scritti su una coperta di sogni
che è solo cartone...

(da "Ogni cosa al suo posto")


Caramelle

 














Solo ieri...

Era orzo o miele
caramellati in strisce pendenti
tasselli di desideri monocolore
o palline di dolcezza infinita di frutta
che riconoscevi dall’incarto
e le promesse di farle durare
che non duravano più della bugia...
Era il solito passaggio obbligato
della cresta sul salumiere o sul barbiere
le praline gommose
di zucchero lentigginose
più dolci che in farmacia
la liquirizia a spirale o ripiena.
Se è bianca è vaniglia.
Era come un treno e vagoni
susseguirsi di aromi
e sapori e saliva che colava
desideri bambini incollati tra i denti
e una gola come galleria.

Poi...

Ogni cosa si perde e ogni cosa va via
resta solo l’amaro al palato
dei banconi di vetro della drogheria
che eran sempre più alti di noi...
I sapori coniugati al passato
e i desideri del bambino
sono in buste di plastica in un supermercato
troppo tempo è passato sui denti cariati
e anche il gusto è cambiato...


(da "Ogni cosa al suo posto")

Buongiorno

 























A volte ci fermiamo.
Lo sguardo perso.
Persi
nella porzione di tempo
che divide un sogno
dai primi pensieri del mattino.
Seduti sul bordo del letto
una scarpa tra le mani
concentrazione
pensieri allacciati
e nodi da sciogliere.
Solo un attimo prima
attenti osservatori della fisicità
e dell’invecchiamento di un volto
riflesso nello specchio del bagno.
Ancor prima
catturati da una lettura
che allunga i tempi
prettamente fisiologici.
Solo un attimo dopo
con gli occhi posati
su un rettangolo di cielo
incorniciati da una finestra aperta.
Persi nei pensieri.

(da "A volte mi somiglio")

 

Lo stesso sguardo

 

















C’è sempre un numero da prendere
e sono tutti diversi.
Siamo nella stessa fila
nello stesso posto
anche quando non ci siamo affatto.
Dalle ascelle della massaia il suo sudore
dai suoi capelli il pranzo soffritto.
Il disgusto è condiviso.
La donna anziana
parcheggiata nella corsia.
La radio.
Una radiografia.
Una tomografia assiale computerizzata
nonostante il contrasto
nonostante i contrasti.
In mancanza di un letto
puoi usare una sedia o un sedile.
Un brano gracchia
dagli auricolari della ragazzina.
Ci viene da cantarlo, in coro, possibilmente.
I miei denti
i tuoi denti tra labbra,
i nostri occhi sono la stessa risata.
Le immagini nel tuo sguardo.
Le immagini nel mio sguardo.
I nostri sguardi.
Lo stesso sguardo.
Tu che numero sei?
In quel momento mi accorgo
di essere solo un numero.
Sul display appare il mio
il tuo sull’altro.
Andiamo. In posti diversi.


(da "Il mare mi ha restituito la bottiglia")



 

Quattro versi



















...
pioggia
e primavera di Nazim
pugni sentimentali
parole scritte sulla neve
rose che non assomigliano
a nessun altra
domande alla polvere
aria bassa dei canali
Bologna sotterranea
briganti dell’Appennino
o blues malinconico e triste
della notte che ho visto
partire
mio padre...

Ho messo in vetrina
l’anima
ai quattro venti
in quattro versi


un vaso aperto
e cocci di me
che qualcuno
raccoglie
e incolla
tra i colori di un quadro
tessendo tele
bucate
e rammendate
messe ad asciugare
ai quattro venti
in quattro versi
...

(da "Il mulino non ha fermato il vento")



Verità nascoste

















Vorrei raccontare.
Più difficile sarebbe raccontarmi:
ho cassetti ricolmi di parole
e frasi appese
che attendono di essere indossate.
È arrivata l’estate:
me ne accorgo dal profumo
nell’aria
speziata di fiori d’arancio
coperta di odori di tabacco bruciato
interposto tra me e il futuro
me ne accorgo dal cotone
che accarezza la pelle
me ne accorgo dal calore del sole
dagli sguardi curiosi e impauriti
di lucertole affacciate sul muro.
Raccontarmi:
mi ritrovo bambino con la barba da vecchio
mentre poggio un braccio ad un albero
mentre poggio la testa ad un braccio
e raccolgo in bocca
processioni di numeri
mentre tutti corrono a nascondersi o sparire.
Io vorrei ritrovarli
non è un gioco, non si vince.
Ma vorrei ritrovarli
ricontarli
raccontarli
per raccontarmi
per non perderli più.

(da "A volte mi somiglio")


‘...”!,

















Di ciò che leggevo ieri
conservo
le parole ricorrenti
gli accenti
le punteggiature
gli spazi
più o meno abbondanti
tra le lettere
le virgole staccate
e puntini sospesi
mai dello stesso numero.

La copertina è cambiata
ma ha gli stessi colori
la dedica è diversa
ma mantiene
le stesse sbavature di grafìa
e gli stessi umori.
Leggiamo a naso.
Siamo come cani
anche di un libro chiuso
ne cogliamo gli odori.

(da "A volte mi somiglio")


Il nulla dietro le nuvole

















È sempre colpa di un altro
e della ragione che ci diamo
finchè dura l’amore si ama
amiamo
poi tramontano le parole
cala il freddo
va via il sole
si raffredda il motore
la mano abbandona l’acceleratore
apriamo i finestrini per cambiare aria
i meno fortunati
smulinano a mano
la discesa del vetro.
Davanti a noi punteggiature bianche
d’asfalto
e dietro i fari di chi non ha fretta e rabbia
siamo noi che ci lasciamo indietro
in uno specchio retrovisore
non ci riconosciamo
ci allontaniamo
ci guardiamo allontanarci
rintanarci in un garage di emozioni
o schiantarci su un muro di domande.

(da "A volte mi somiglio")

Non ci sono

















Non ci sono.
Ho un cartello alla porta
che dice di tornare più tardi
e l’indicazione
di un numero di telefono
a cui non rispondo mai.
Al massimo lascia un messaggio.
Al massimo aspetta un po’.
Facciamo che il primo che arriva aspetta.
Facciamo che il primo che arriva pazienta.
Facciamo tardi.
Facciamo che qualcuno s’incazza
e va via.
Facciamo che non ci sono
e che tu sorridi comunque
davanti al cartello
che dice
che hai sbagliato giorno.
O indirizzo...

(da "A volte mi somiglio")